Mi chiamo Rolando Montanini e sono nato il 14 settembre 1950 in Argentina, dove i miei genitori erano emigrati due anni prima dall’Italia, in una città che si chiama San Juan e si trova nella “pampas”, vicinissima alle Ande.
La mia è stata fin da subito una vita da viaggiatore: quando avevo due anni lasciammo l’Argentina, attraversammo le Ande e partimmo in nave dal Cile per risalire il Pacifico con scali in Perù, Equador e Colombia. Attraversammo lo stretto di Panama e raggiungemmo Caracas in Venezuela, dove vissi fino ai 5 anni.
Poi io, mio fratello e mia madre tornammo in Italia in nave con una traversata di 21 giorni e ci stabilimmo a Pavullo, il paese dei miei genitori, nell’appennino modenese.
Io, al contrario del famoso libro, feci il viaggio inverso: dalle Ande agli Appennini.
Ero il più grande di quattro fratelli, con uno dei quali, Alberto, ho condiviso tutto.
La mia fanciullezza è stata bella, spensierata, felice.
Ho vissuto libero, all’aperto, nei boschi e soprattutto sugli alberi. Non so per quale fortuna o destino, o forse per un angelo custode certamente molto attento, non ci è mai capitato niente di molto grave.
Ho giocato a pallone quasi tutti i giorni.
A volte ho anche pianto, ma soprattutto ho riso.
A scuola ero “bravino”, di quelli che se si impegnasse..., ho frequentato il liceo scientifico e ho sempre ottenuto discreti risultati col minimo sforzo. L'unico cruccio, fino ai 16/17 anni, era di essere poco sviluppato, magrino, imberbe, e quindi poco considerato dalle ragazzine mie coetanee. Poi il miracolo si è compiuto e ho superato in altezza quasi tutta la mia classe. Nel 1968 mi iscrissi a ingegneria a Bologna, la facoltà forse più lontana dalle mie attitudini, ma era il grande desiderio di mio padre. Mi rincrebbe molto per il mio babbo, ma la cosa non funzionò, quelle cose non mi piacevano proprio. Diedi due o tre esami, persi il presalario a cui avevo diritto e mi iscrissi a biologia a Modena, solo perché mi abbuonavano gli esami dati a ingegneria. Biologia mi piaceva ancora meno. Poi capitò che mio fratello, che aveva preso in gestione un'edicola, dovette partire per il militare e mi chiese di aiutare sua moglie nella rivendita. Ci sono stato per 12 anni ed è stato uno dei più bei periodi della mia vita.
Dai primi anni settanta, anche grazie alle numerose nuove riviste che sfogliavo in edicola, mi appassionai alla fotografia e ai viaggi.
Queste due passioni nacquero in contemporanea ed erano molto connesse fra di loro.
Per dieci anni feci viaggi favolosi in giro per il mondo con zaino e sacco a pelo; viaggi che duravano 30/40 giorni e che, oltre a fotografare, che intanto era diventato per me il modo più affascinante di raccontare, mi insegnarono tutto della vita.
Dal 1982 l’hobby della fotografia è diventato la mia professione.
La mia passione è diventata un lavoro, anzi... le mie passioni sono diventate tanti lavori!
Foto, reportage, video, installazioni, marketing, creatività.
Ho sperimentato tutto quello che mi dava uno stimolo e ancora oggi faccio così.
Credo che mantenere uno sguardo ingenuo e curioso sul mondo sia un buon modo per trovare sempre bellezza in quello che abbiamo intorno.